Quest’anno ho scelto il Sudafrica, passando per lo Zambia, lo Zimbabwe e il Botswana. Una terra stupenda, con una storia dolorosa, ma dove ho trovato calore e gioia di vivere. Come sempre ho scelto di viaggiare on the road, lontano dagli itinerari più ovvi (ma sempre attento a non correre rischi inutili), per cercare di capire la cultura vera della gente del luogo, i loro usi e costumi, soprattutto per quanto riguarda il cibo.
Uno degli aspetti più belli ed emozionanti del mio lavoro è che ti dà la possibilità di viaggiare e conoscere il mondo. Per chi decide di intraprendere questa professione seriamente, il viaggio non è mai solo un’esperienza personale, ma un momento di conoscenza, di arricchimento, di vero e proprio studio di sapori, di prodotti sempre nuovi e di culture diverse con cui confrontarsi e da cui imparare. E’ una passione che non si è mai affievolita negli anni, anzi. Più viaggio e più vorrei conoscere e visitare nuovi posti. E appena gli impegni me lo concedono, non perdo tempo, scelgo una meta dal mappamondo e parto.
La prima città che ho visitato è stata Lusaka. La capitale dello Zambia è una città molto grande e molto attiva, ma priva di monumenti e siti storici interessanti da visitare. Da lì in un’ora di volo si arriva a Ndola(ci si arriva anche in 5 ore via terra, ma visto le strade, meglio farsi il segno della croce e prendere un piccolo aereo), capoluogo del Copperbelt (che vuol dire “cintura di rame”). Negli anni 50/60 era una città rigogliosa, piena di belle case, parchi e giardini. C’erano anche moltissimi italiani. Questo perché aveva l’unico aeroporto per raggiungere le città minerarie dello Zambia. Oggi però gli europei se ne sono andati e le bellissime ville déco sono quasi fatiscenti.
Tutt’altra atmosfera a Livingstone, una cittadina pulita e ben tenuta, con strade asfaltate e case coloniali molto ben conservate, grazie ai molti turisti che la frequentano, dato che dista solo 10 km dalle bellissime Cascate Vittoria. Purtroppo, a causa della siccità, dalla parte dello Zambia le cascate erano praticamente secche, così con un visto mi sono diretto dal lato dello Zimbabwe, dove lo spettacolo è stato molto suggestivo, davvero spettacolare.
Così come è stato indimenticabile visitare il Maramba Market, appena fuori Livingstone, un mercato incredibilmente colorato, dove però bisogna essere preparati e pronti a vedere prodotti che noi non avremmo mai il coraggio di mangiare! E’ affascinante vedere come il mercato ha una vita propria durante la giornata: i prodotti si vendono, si cucinano e poi si mangiano. Particolarmente interessante l’uso dei pesci del fiume Zambesi, che vengono preparati in tutti i modi, essiccati, polverizzati e ridotti a farina per preparare creme e zuppe.
Da Livingstone ho raggiunto il Botswana per un piccolo safari al Chobe National Park, che ospita la più ampia popolazione di elefanti del mondo. Nel viaggio sul fiume Chobe si possono vedere anche ippopotami, coccodrilli, leoni, zebre e giraffe.
Da Livingstone sono arrivato alla meta finale del viaggio, Cape Town in Sudafrica, una città bellissima, da dove è possibile raggiungere Capo di Buona Speranza e la punta più a sud dell’Africa, Cape Agulhas . Aldilà dell’Oceano c’è l’Antartide e la sensazione è quella di trovarsi ai confini del mondo. Una città molto diversa dal resto dell’Africa, in pieno sviluppo, con un clima mediterraneo. E soprattutto una città dove si mangia benissimo, tra ristoranti anche di alto livello e mercati variopinti.
L’impronta della città è europea e si nota l’influenza olandese. Molte le zone da visitare, dal centro della città, con le bellissime case coloniali lungo Long Street, al quartiere di Clifton, affacciato sull’oceano, passando per le meraviglie enogastronomiche di Stellenbosch, cittadina rinomata per la grande produzione di vini sudafricani. Impossibile non fare un salto anche a Franschhoek (che significa “l’angolo dei francesi”), fondata dagli Ugonotti fuggiti dalla Francia. Anche qui grandi tenute di produzioni di vini, dove il turismo enogastronomico la fa da padrone.
Tra le specialità che ho mangiato, una citazione speciale la merita la carne. Preparata in moltissimi modi, soprattutto alla griglia (il braai, simile al nostro barbecue), di manzo ma anche di gazzella e antilope, non puoi lasciare la città senza averla assaggiata! Da provare assolutamente il ristorante Carne, sono italiani e la carne la producono loro con due meravigliosi allevamenti di razza romagnola e razza africana incrociate.
Bellissimi anche i mercati, come il Neighbourgoods Market per la frutta e la verdura e il mercato del food street, dove ho trovato anche un italiano che mi ha preparato un’ottima pasta. Più che un mercato è un insieme di ristoranti dove tutti cucinano e mangiano. Da non perder anche il mercato ecosostenibile di Oranjezicht, molto caratteristico. Lo si trova solo al sabato e si possono trovare grandi formaggi, verdure della campagna, essenze di fiori da diluire nell’acqua e poi fantastiche marmellate e profumatissimi mieli.
Non manca mai naturalmente anche il pesce, direttamente dall’oceano. Uno dei momenti più emozionanti è stato sicuramente l’arrivo delle barche a Kalk Bay con il pescato del giorno. Vedere il mercato del pesce prendere vita all’alba è stata un’emozione indescrivibile.